“Fare un tatuaggio è un viaggio, non una destinazione…” (V.Hemingson)
Non la follia di un momento ma un viaggio esistenziale condiviso tra sorelle per scelta di cuore, inciso eternamente su di noi...
Premessa: mai avrei pensato di fare un tatuaggio e soprattutto passata “una certa”. Ma tra le cose che sto capendo della maturità, sicuramente ai primi posti inserisco -e spesso ribadisco- “che nella vita mai dire mai”.
E così in un giorno di quasi Estate la mia volontà di farne uno e di come farlo sono stati condivisi con un’amica speciale sin dai tempi del liceo. Un’amicizia da A maiuscola che abbiamo deciso di suggellare anche simbolicamente all’interno del nostro braccio destro con un fior di loto e una parola in greco antico. A realizzare il nostro progetto è stata una deliziosa tatuatrice cosmopolita, appassionata di Alice nel Paese delle Meraviglie e di tutto ciò che fa, appunto, meravigliare.Nulla mai a caso…
I nostri trascorsi al Classico ritornano quindi nel termine καιρός. Gli antichi greci avevano due vocaboli per indicare il tempo: χρονος (chronos) e καιρος (kairòs). Mentre il primo si riferisce al tempo cronologico e sequenziale, il secondo rimanda ad “un tempo nel mezzo”, nel quale qualcosa di speciale accade. Non il tempo anonimo ma il momento pieno, quello che si lascia riconoscere e ricordare. “Kairòs è il bello nel tempo”, diceva Aristotele. Un tempo in poche parole di qualità, di presa di coscienza, da vivere appieno.
E un fior di loto, l’unico fiore che ha la capacità di mantenere la propria bellezza anche in mezzo al fango in cui nasce e vive, che schiude i suoi petali scintillanti alla ricerca della luce solare, simbolico per culture millenarie e per noi.
Non la follia di un momento ma un viaggio esistenziale condiviso tra sorelle per scelta di cuore, inciso eternamente su di noi…